Il dibattito al Banco di Sardegna presieduto da Maria Rosa Cardia ha visto le ragioni del Si ed il contrattacco dell’ Avvocato Concas e dell’ex parlamentare europeo Andrea Raggio.
Dopo una circostanziata ed ampia illustrazione della presidente e di fronte ad un pubblico attento ed interessato -presenti Renato Soru e vari consiglieri regionali- l’Assessore Massimo Dadea ha ripercorso i punti salienti del lavoro di giunta e consiglio per la stesura, discussione e ristesura della Leggere oggi oggetto di referendum che, come era stato riconosciuto dal Prc-SE e comunisti Italiani, ieri epressisi per il SI in una riunione congiunta che si è occupata anche di unità della Sinistra e della manifestazione del 20 ottobre, è il più alto livello oggi raggiungibile come base di ulteriori eventuali aggiornamenti e per la stesura dello Statuto Regionale che, evidenzierà in seconda battuta Dadea, non è stato ancora nemmeno affrontato dal Consiglio che pure se ne era dato carico assumendosene l’onere di licenziare il testo. Consiglio regionale che, ribadiranno Dadea ed il professor Gianmario Demuro, ha approvato la legge in discussione a maggioranza assoluta.
La difesa tecnico-politica dell’Assessore Dadea ha avuto come contraltare le battute in Andrea Raggio –accanito autonomista- che ha attaccato non tanto la legge in sè quanto la forma di governo derivata dalle leggi elettorali e dalla novellata costituzione del 2001 che ha generato la legge e , sotto sotto, il vigente governo che già più volte il vecchio parlamentare aveva attaccato in vari scritti. Tutta l’onestà intellettuale di Raggio, tuttavia, non ha sciolto il problema dando valore alle ragioni del no in quanto, a nostro avviso, la democrazia spinta che sottendeva le parole del relatore scivolavano spesso in un’autonomia a governo popolare, più vicina ad un sistema plebiscitario che al parlamentarismo delineato dalla costituzione della repubblica. Un ragionamento che già abbiamo avuto modo di contrastare perché ha insito il pericolo di derive scissionistiche che – prima dell’abolizione del famigerato preambolo- aveva portato e spinto qualche consigliere a rivendicare un tipo di sovranità così spinto da pretendere di estendersi sulla piattaforma continentale (isolana) senza badare – nel malaugurato caso fosse stata accolta – alla mancanza di «un esercito a difesa dei confini» e, fatto non trascurabile, i trattati internazionali che ci legano, su quella piattaforma, alla Francia (solo per fare un esempio). Il professor De Muro, costituzionalista (che in questi giorni –è bene sapere queste cose- ha ricevuto il personale ringraziamento del Presidente –emerito- Scalfaro per il contributo portato alla formulazione della richiesta (presentata al senato) per l’iter della modifica dell’articolo 138 della Costituzione), ha affrontato la spiegazione della Statutaria e le ragioni del si dal punto di vista giuridico, ma rifacendosi ai punti che maggiormente i sostenitori del NO portano avanti. Superpoteri del Presidente – anche come scioglimento del consiglio – , nomina e revoca degli
assessori , conflitto d’interesse e dulcis in fundo l’intervento del Professor Ciarlo in merito al quorum. Ciarlo è stato il convitato di pietra del simposio anche se il suo nome non è stato mai fatto salvo un intervento dell’avvocato Carlo Dore che può leggersi, nella sostanza, su un quotidiano on line. Demuro ha iniziato con una pregiudiziale che giudichiamo un pilastro della discussione: «Ognuno ha le idee che vuole ed è libero di cambiarle come e quando crede, ma il rispetto delle istituzioni chiede toni pacati, specie quando si fa una discussione su decisioni assunte poco tempo prima e nel rispetto di procedimenti fortemente garantiti e garantisti . E’ quella di Demuro, una implicita risposta (poi portata a nudo da Dore) al Presidente Raggio che ventilava di un consiglio che aveva votato non libero (col fucile alla schiena avevamo pensato ascoltandolo). Anche se il costituzionalista è di una delicatezza estrema da non far nemmeno cenno ad una precedente polemica, sui poteri e superpoteri presunti del presidente, ex articolo 18 (prima 19) è chiarissimo : « non è una invenzione della Giunta, è l’articolo 122 della nostra Costituzione ». Non diverso il discorso sull’artico 22 sulle dimissioni di presidente della giunta o Consiglio . che ricalca l’artico 126, u.c. della Costituzione : «L’approvazione della mozione di sfiducia nei confronti del Presidente della Giunta eletto a suffragio universale e diretto, nonché la rimozione, l’impedimento permanente, la morte o le dimissioni volontarie dello stesso comportano le dimissioni della Giunta e lo scioglimento del Consiglio. In ogni caso i medesimi effetti conseguono alle dimissioni contestuali della maggioranza dei componenti il Consiglio». Anche sul filo della discussione del quorum il Professor Demuro si dichiara d’accordo con le tesi espresse dal professore Ciarlo in una recente polemica con i fautori del no (vedi). Infine l’avvocato Concas che dà, a nostro parre, un taglio troppo da aula giudiziaria piuttosto che da professore quale è stato. Le sue obiezioni sono puntigliose, ma causidiche e non ci hanno convinto molto. Alla fine il professor Demuro ha annunciato la costituzione, in Sardegna dei “Comitati del SI” . Auguri
[…] (continua…) […]
[…] (continua…) […]
[…] si stava discutendo. L’impressione è che la legge Statutaria (almeno in questi dibattiti dei quali sono certo e dei quali fornisco anche documentazione fotografica) non la conosca la maggior parte di coloro […]